Editoriale

Afghanistan: venti anni spazzati via

Foto: Gcpea
22 Ago 2022

di Emanuele Carrieri

È passato un anno dall’arrivo dei talebani, una presenza che non ha portato nulla alle donne se non l’essere respinte e represse, insieme al dover affrontare i cancelli delle scuole chiuse, alla fine delle classi miste nelle università, alla depressione e al suicidio. Il 2021 è l’anno peggiore per le donne afghane sotto il profilo dei diritti umani. Se si esclude il periodo scuro dei talebani, nella storia dell’Afghanistan le donne, sebbene si muovessero in un ambiente chiuso, tradizionale e contrassegnato dal più duro patriarcato, hanno però affrontato le politiche antifemministe, lasciando grandi segni, a livello nazionale e globale. Nonostante l’Afghanistan sia uno Stato dove tutti i giochi di potere si svolgono nella assenza di donne, le quali sono costrette a venire a compromessi con le decisioni assunte da politici uomini, hanno irrotto sullo scenario politico, sociale, intellettuale e letterario rivendicando giuste condizioni e raggiungendo traguardi rilevanti. Con la caduta dei talebani nel 2001, fu firmata l’ottava Costituzione dell’Afghanistan. Per legge veniva riservata alle donne una quota in Parlamento del 25%, poi aumentata al 30%. Per loro fu il più grande traguardo: era un nuovo inizio. Molte donne hanno ricoperto ruoli chiave come ministro o governatore di una provincia, fino a essere quasi un quarto del Parlamento e sono stati varati provvedimenti che chiedevano la nomina di almeno una donna vicegovernatrice in ogni provincia, che si verificò anche per altre cariche pubbliche. Nel 2018 erano 88mila le universitarie e 300 di queste avevano pure ottenuto una borsa di studio estera. Le insegnanti nelle università erano oltra duemila e venti quelle impiegate ai più alti livelli delle istituzioni accademiche. Erano circa 80mila le insegnanti donne e più di tre milioni e mezzo di studentesse frequentavano le scuole. Questa cerchia di donne all’avanguardia si stava facendo sempre più ampia grazie al team di ragazze che ha conquistato il secondo posto in una competizione di robotica superando tutti e ribaltando così la visione che il mondo aveva delle giovani afghane. Le ragazze della Federazione ciclisti sono state candidate al Nobel per la pace e, prima della caduta del Paese nelle mani dei talebani, un team di astronome ha vinto la gara dell’Unione astronomica internazionale. Tutto ciò ha fatto sì che, perfino dopo l’occupazione del 2021, la Bbc abbia selezionato 50 afghane annoverandole fra le 100 donne più influenti al mondo. Negli ultimi venti anni, le donne sono cresciute nettamente in vari campi, politico, scientifico, economico, sociale e letterario, e la loro tensione ha aperto la via alle nuove generazioni facendo dimenticare il primo periodo buio dei talebani, fin quando le loro aspirazioni e i loro sforzi sono giunti al termine, un anno fa. Venti anni fa a partire dal crollo del regime talebano questa cerchia di donne preparate e illuminate si è via via consolidata e venti anni dopo ha subito un terribile contraccolpo. Da allora, molte donne, fra cui giornaliste, giudici, e attiviste, sono state uccise: un quadro della assenza di rispetto dei diritti umani. I cancelli delle scuole sono stati chiusi per tre milioni di studentesse, donne e ragazze, sono rimaste a casa. Solo un mese dopo l’occupazione, i talebani hanno abrogato il ministero degli affari delle Donne, derubricandolo a ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio e con un diverso decreto la Giornata delle donne, l’8 marzo, è stata abolita. Lo sport è ritenuto non appropriato e necessario, citando la commissione per la cultura del governo talebano. Divieto di viaggiare se non scortate da un maschio della famiglia, obbligo di coprire il volto, aule divise per sesso con obbligo, per le donne, di stare alle lezioni di professori maschi nascoste da tende e mille altre leggi preistoriche rischiano di trasformare le donne in esseri passivi e depressi. Non ci sono più notizie di registe e giornaliste dopo un periodo in cui sono apparse con i volti coperti in diretta tv. Nei centri di salute mentale a oggi la maggior parte dei malati sono donne che lavoravano per il vecchio governo, che hanno fallito il tentativo di conservare il proprio posto e che sono state allontanate quando hanno protestato. Tutte loro chiedevano giustizia e rivendicavano i loro diritti fondamentali: in risposta hanno ottenuto gas lacrimogeno e la loro sconfitta. Tutto ciò è solo una parte di ciò che la presenza dei talebani dell’ultimo anno ha inflitto alle donne. Alle madri non è permesso studiare e il loro lavoro si è trasformato in schiavitù. Ogni giorno vanno incontro a violenza fisica, psicologica e verbale. Elementi come la povertà, la disoccupazione, l’analfabetismo, la mancanza di libertà e la violenza che schiacciano l’identità delle donne si diffondono fra le famiglie. Il perdurare di tutto ciò rischia di portare a un annullamento delle donne. Ben 18 milioni di donne sono immerse nella totale oscurità e la presenza dei talebani ha messo a tacere lo slogan uguaglianza e pace per tutti. Queste sono madri affrante che corrono il rischio di crescere dei figli più malsani dei talebani e allora il mondo assisterà alla miseria di una generazione un tempo sana.

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