L'argomento

Poco personale e tante richieste: la sanità pugliese in affanno

23 Lug 2022

di Marina Luzzi

A fine maggio scorso è arrivata la firma che segnerà, si spera, il cambio di rotta per la sanità pugliese. Il presidente della Regione Michele Emiliano e il Ministro della Salute Roberto Speranza hanno firmato il Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) che dà il via alla programmazione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Missione 6 Salute. Arriveranno in Puglia 650 milioni di euro che serviranno per creare ospedali e case di comunità, entro il 2026. Un approccio totalmente diverso alla medicina, con l’urgenza trattata così solo se tale e l’ausilio di una medicina detta di prossimità, cioè più vicina alla gente, anche in modo continuativo. Intanto vanno avanti, anche se con alcuni mesi di ritardo sulla tabella di marcia, i lavori per l’ospedale San Cataldo e negli scorsi giorni si sono nuovamente accese le polemiche circa la mancanza di 105 milioni di euro necessari per l’acquisto degli arredi e dell’attrezzatura. Mentre è in atto questo cambio di marcia epocale però, resta il nervo scoperto della carenza di personale. Mancano medici, mancano infermieri, mancano anestesisti. “A noi servono medici ma anche tecnici, logopedisti, infermieri, oss, fisioterapisti, dietologi”- diceva un paio di mesi fa in un’intervista al Nuovo Quotidiano di Puglia l’assessore regionale alla sanità Rocco Palese. Il rischio come sempre è che fatte le strutture, reperiti i soldi per le attrezzature, la rivoluzione che per rispettare i tempi dell’Europa dovrà essere completata entro il 2026, con una centrale operativa territoriale ogni centomila abitanti, non veda in prima linea le risorse umane che, volente o nolente, mancano a livello nazionale e quindi anche regionale. Nei giorni scorsi la questione è tornata di stretta attualità a seguito di una vicenda di cronaca: la morte di un dirigente medico in servizio all’ospedale Giannuzzi di Manduria. Era al lavoro da 24 ore. “Apprendo con profonda commozione della scomparsa del giovane e stimatissimo collega Giovanni Buccoliero – è stato il commento a caldo del presidente dell’Ordine dei Medici di Taranto, il dottor Cosimo Nume – notizia ancora più sconvolgente per il contesto in cui la sua vita si è improvvisamente spenta. Medico sino ai suoi ultimi istanti, persona mite e gentile nel ricordo dei tanti amici e colleghi che oggi con tristezza lo piangono, lascia a noi tutti un esempio di grande professionalità ma anche un monito a riflettere sulle condizioni difficili in cui di questi tempi, ovunque e a qualsiasi livello, si svolge il nostro lavoro”. Intanto la Procura ha aperto un’inchiesta per stabilire le cause del decesso che nel certificato medico redatto a seguito della morte, risultano essere riconducibili ad un infarto fulminante. Sarà l’autopsia a fare chiarezza. L’uomo si era allontanato dalle stanze dei degenti per recarsi in bagno ed è lì che i colleghi lo hanno trovato riverso. La Asl di Taranto ha precisato che Buccoliero non era in servizio sulla carta, perché il suo turno notturno sarebbe dovuto iniziare alle 21 ma che si era recato comunque in corsia per assistere al decorso di alcuni casi. A parlare però sono i numeri. Il reparto di medicina dove lavorava Buccoliero è retto attualmente da quattro medici che devono garantire la presenza nelle 24 ore e l’assistenza a 25 degenti per altrettanti posti letto ordinari e ad otto dell’area Covid. Un sovraccarico che anche i sindacati hanno attaccato duramente. “Come Cisl Fp abbiamo chiesto un incontro urgente con il management della Asl Ta, al fine di rimuovere qualunque criticità, nell’offerta sanitaria pubblica, che scongiuri altre, inaccettabili morti sul lavoro.  Pur nel rispetto del lutto – scrivono ancora in una nota dalla Funzione Pubblica – la Cisl Fp reputa oltremodo necessario riflettere e rilanciare nelle sedi opportune questi che sono gli esiti dello scempio che si consuma quotidianamente nella Asl Taranto, a cominciare dalle oggettive, pessime condizioni di lavoro, dalla carenza di organico, dai tagli orizzontali operati dalla Regione Puglia, dal precariato generalizzato, dalle mancate assunzioni”. Paolo Peluso, segretario generale della Cgil di Taranto ha comunicato che mercoledì 27 dalle 9,30 alle 11.00, sotto la sede dell’azienda sanitaria tarantina in viale Virgilio si terrà una mobilitazione. Intanto sulla morte del medico indaga la Procura, mentre l’azienda sanitaria si difende. Intanto anche la Rete si mobilità. Su Facebook è nato un gruppo che si chiama “Pronto Soccorso Umano? Pretendilo da Emiliano”. Oltre alle difficoltà denunciate dagli utenti, il gruppo lancia anche una proposta interessante: avviare un periodo di prova di tre mesi al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata con il cosiddetto “fast track”, un metodo che prevede che siano gli infermieri del triage a decidere in autonomia se inviare il paziente idoneo a svolgere una visita specialistica o meno. Un meccanismo che in altre regioni- spiegano nel gruppo- sembra stia funzionando.

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